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[av_tab title=’Terapia manuale’ icon_select=’no’ icon=’ue800′ font=’entypo-fontello’]
Fisioterapia manuale
Le tecniche spaziano su tutto il panorama delle possibili terapie manuali grazie ad un arricchimento continuo nel campo dell’aggiornamento.
La massoterapia utilizzata nelle sue forme più attuali ed efficaci (digitopressione, deep massage, massaggio neuro connettivale, riflessologia, metodica Cyriax) favoriscono il risolversi di contratture e tensioni muscolari, influendo efficacemente sulla circolazione, sull’ossigenazione dei tessuti e sulla variazione delle tensioni fasciali. Grazie alla risposta riflessa che i molteplici neurocettori, stimolati in vario modo dalle diverse tecniche, con intensità e direzioni differenti, otterremo una vasta gamma di reazioni neuromotorie e neurovegetative che, se comprese, possono essere utilizzate per ottenere gli effetti terapeutici voluti.
La tabella sottostante sintetizza in maniera molto dettagliata le possibili reazioni del nostro corpo rispetto al tipo di stimolazione che ricevono i recettori della fascia.
Nello specifico noi possiamo ottenere diminuzione del tono muscolare con intensi stiramenti dei tessuti (passaggi mio-tendinei, inserzioni nelle aree di aponeurosi, legamenti delle articolazioni periferiche, capsule articolari) ricchi di recettori del Golgi.
Aumentare la percezione propriocettiva per un miglior controllo dei movimenti tramite stimolazioni dei recettori tipo Pacini presenti nelle giunzioni miotendinee, strato profondo capsulare, legamenti spinali, tessuto muscolare. Per ottenerlo servono rapidi cambi di pressione e vibrazioni (non facilmente ottenibili con semplici manualità).
Con pressioni sostenute e allungamenti in senso laterale il terapista può ottenere una inibizione della attività simpatica grazie alla stimolazione dei recettori di Ruffini presenti nei legamenti delle articolazioni periferiche, dura madre, strato esterno capsulare.
I recettori Interstiziali (tipo III e IV) se stimolati con rapide e sostenute pressioni possono creare vasodilatazione. Questa risulta essere la più facile reazione ottenibile nel trattamento della fascia perché i recettori interstiziali sono presenti praticamente ovunque, essendo presenti anche nell’osso e con una alta densità anche nel periostio.
La modulazione delle varie tecniche di massaggio e manipolative permette al terapista di usufruire di una vasta gamma di modificazioni, attivazioni e inibizioni che sommate agli effetti meccanici delle forze rivolte ai nostri tessuti garantiscono al terapista esperto di guidare il corpo verso la guarigione.
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[av_tab title=’Osteopatia’ icon_select=’no’ icon=’ue800′ font=’entypo-fontello’]
Osteopatia
L’osteopatia è una medicina manuale olistica nata in America alla fine del 1800 ad opera di un medico, il dott. A. T. Still. Basa la sua filosofia su una visione unitaria del corpo che viene interpretato come regolato da un elemento unificatore che gestisce la triade corpo, mente, spirito.
L’osteopata è “la figura professionale che riconosce la disfunzione somatica della persona e la risolve attraverso un trattamento manuale”. La disfunzione somatica rappresenta l’insieme di adattamenti posturali, funzionali e viscerali che rispondono allo squilibrio del corpo e che sono alla base della sintomatologia espressa.
L’osteopatia ha il suo campo di intervento in tutte quelle affezioni che non richiedono l’intervento del chirurgo per la sua risoluzione; operando con trattamenti esclusivamente manuali, ma anche in accordo con terapie fisioterapiche, aiuta la persona a ritrovare il suo equilibrio funzionale e a risolvere la problematica disfunzionale. Il lavoro dell’osteopata è indirizzato a individuare la struttura che presenta una perdita di mobilità, sia essa articolare, fasciale o viscerale. Ripristinando un movimento corretto da un punto di vista funzionale, interrompe la facilitazione nervosa che sostiene l’infiammazione e le relazioni somato-viscerali.
Osteopatia e pediatria
L’osteopatia in ambito pediatrico vede il suo intervento già durante la gravidanza. Il trattamento osteopatico nella donna incinta ne sostiene i processi naturali di adattamento posturale e preparazione al parto fornendo un aiuto alla soluzione di dolori di origine meccanica, quali lombalgie e dorsalgie o affrontando situazioni disfunzionali come cefalee, difficoltà digestive, nausea e perturbazioni del circolo venoso. L’osteopata opera per una armonizzazione della relazione mamma-bambino permettendo ad entrambi di vivere una gravidanza più serena e naturale fino al parto. Dopo la nascita la natura dolce del suo intervento manipolativo offre le massime garanzie nel trattamento del neonato e del bambino.
Nell’ambito della pediatria, l’osteopatia trova la sua massima applicazione in quanto terapia preventiva, intercettando le disfunzioni somatiche prima che queste diventino patologie. Alcune problematiche pediatriche di pertinenza osteopatica nel neonato sono i rigurgiti eccessivi, le plagiocefalee posizionali con torcicollo miogeno, i disturbi del sonno e della motilità intestinale; nel bambino il controllo osteopatico garantisce una crescita sana ed equilibrata con attenzione agli atteggiamenti scoliotici, a problematiche infettive quali otiti ricorrenti, o sinusiti.
Osteopatia e odontoiatria
Le più recenti ricerche scientifiche comprovano le evidenze cliniche di una correlaIone esistente tra occlusione e postura. Molti professionisti odontoiatri lavorano in collaborazione con osteopati per un approccio globale alla persona che non si interessi solamente della condizione occlusale, ma che riesca a integrarla all’interno di un quadro posturale equilibrato. Le note connessioni biomeccaniche e neurologiche delle arcate dentali con la muscolatura somatica, obbliga ogni buon professionista della salute a prendere in considerazione questo aspetto e impostare un piano terapeutico adeguato alle peculiarità personali di ogni paziente. La collaborazione tra il professionista odontoiatra e l’osteopata permette di affrontare l’importante lavoro di riequilibrio occlusale in un’ottica di ottimizzazione del tempo della terapia, diminuendo i pericoli di recidiva e le possibili perturbazioni posturali.
L’approccio osteopatico come supporto alla terapia odontoiatrica, è rivolto sia ai ragazzi che agli adulti che intraprendono una strada di cura correttamente strutturata.
Osteopatia e neurologia
L’osteopatia, con il suo concetto di unità del corpo, ben si approccia alle problematiche di tipo cefalalgico o emicranico. In collaborazione con il medico neurologo, l’osteopata ha la possibilità di intercettare le relazioni neurologiche e fasciali che, all’interno della disfunzione somatica, sostengono e aggravano gli attacchi di cefalea. La sua opera permette di ridurre le influenze che gli squilibri somatici operano sul sistema sensitivo del cranio, diminuendo l’intensità e la frequenza degli attacchi di mal di testa. La terapia craniosacrale porta da una risoluzione delle tensioni presenti a livello delle meningi craniche, migliorando in questo modo la sintomatologia cefalica.
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[av_tab title=’Terapia strumentale con onde d’urto’ icon_select=’no’ icon=’ue800′ font=’entypo-fontello’]
ONDE D’URTO
La terapia con onde d’urto o ESWT (Extracorporeal ShockWave Therapy) produce microtraumi in grado di accelerare i processi biologici di riparazione dei tessuti: si attivano le forze di auto-guarigione, il metabolismo migliora, l’irrorazione sanguigna aumenta e il tessuto danneggiato si rigenera e guarisce.
Elenco parziale delle patologie trattabili con le Onde d’Urto:
- Tendinite del ginocchio
- Tendinite del tendine d’Achille
- Tendinopatie calcifiche e non della spalla (Periartriti)
- Stiramenti e Contratture muscolari
- Calcificazioni muscolari (esiti di lesioni traumatiche, ematomi)
- Pubalgia
- Epicondilite ed Epitrocleite (gomito del tennista, gomito del golfista)
- Fascite plantare (Talloniti o Speroni Calcaneari)
- Pseudoartrosi (fratture che non guariscono)
- Ritardi di consolidazione ossea
- Necrosi ossee
- Ipertono neurologico
Le onde d’urto sembrano avere una grande efficacia terapeutica in molte patologie dermatologiche quali ferite croniche, ustioni, ulcere diabetiche.
ULTRASUONI
Il trattamento terapeutico con ultrasuono comprende l’uso di energia acustica ad alta frequenza per produrre effetti termici e non sui tessuti. Si producono grazie alle caratteristiche piezoelettriche di alcuni cristalli di quarzo e ceramiche sintetiche tali che, quando vibrano, producono una corrente elettrica. Al contrario passando una corrente elettrica lungo questi cristalli, viene prodotta una vibrazione ad una specifica frequenza. L’energia ultrasonora viene assorbita dal tessuto ed è alla fine convertita in calore.
L’azione biologica, sfruttata a fini terapeutici, è la risultante di varie componenti: un’azione termica attivante il microcircolo, un’azione meccanica sulle cellule, che comporta l’acceleramento del metabolismo e degli scambî osmotici cellulari; un’azione termica collegata all’assorbimento di energia sonora; un’azione chimica, consistente nella demolizione di molecole e accelerazione di processi elettrici, osmotici e catalitici. A queste azioni va aggiunta un’ipotetica azione sul sistema neurovegetativo, che avrebbe per effetto modificazioni del tono neuromuscolare e neuro vascolare.
Per questi motivi l’ultrasuonoterapia trova un campo d’applicazione specifico nelle seguenti patologie:
- Tendiniti
- Borsiti
- Coccigodinie
- Capsuliti
- Morbo di Duplay
- Artrosi
- Morbo di Dupuytren
- Ematomi organizzati e tessuti cicatriziali
- Contratture muscolari
LASERTERAPIA
Il Laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) è uno strumento in grado di amplificare le onde luminose senza ricorrere a convertitori elettronici ed è attualmente il più avanzato tipo di sorgente luminosa a nostra disposizione. il Laser emette fasci di luce paralleli, estremamente intensI e potentI, diffusI in una sola direzione;
il Laser agisce con un’unica e precisa frequenza di emissione ed emette onde luminose con la stessa lunghezza d’onda ed energia.
Questo dispositivo medico attivo, di tipo non invasivo è costruito per utilizzare, a scopo terapeutico, gli effetti biologici indotti dall’energia generata per emissione stimolata, dalla sorgente di luce Laser che, applicate a segmenti corporei del paziente, contribuisce ad eliminare o ridurre la patologia in atto.
EFFETTO BIOSTIMOLANTE
La luce Laser accelera la cicatrizzazione di ulcere o piaghe torpide. Ricarica di energia le cellule che, se danneggiate da infiammazioni traumatiche o degenerative, ricominciano a svolgere le loro funzioni;
ATTIVAZIONE DEL MICROCIRCOLO
la Laserterapia ha un’intensa azione vaso attiva sul microcircolo, ciò favorisce un maggior apporto nutritizio ed un miglior drenaggio di cataboliti dai tessuti;
EFFETTO ANTALGICO
il Laser determina analgesia perché innalza la soglia di eccitabilità dei ricettori e realizza un’azione antinfiammatoria.
Campi di applicazione
I campi applicativi del Laser, dalla terapia riabilitativa a quella nell’ambito sportivo, rendono questo mezzo affidabile e consigliabile sotto il diretto controllo di un medico attento all’aggiornamento, con una solida preparazione e una lunga esperienza, che sappia ascoltare il paziente e sia quindi in grado di bene operare. La gamma di patologie che traggono vantaggio dall’utilizzo della terapia con luce Laser è estremamente vasta. Gli ambiti in cui la Laserterapia ottiene ottimi risultati sono:
• PATOLOGIA ARTRO – REUMATICA
artrosi cervicale, sciatalgie, tendinite della cuffia dei rotatori della spalla, poliartriti di mani e piedi, epicondiliti, artrosi dell’anca (in fase iniziale), gonalgie con e senza versamento, torcicollo, lombaggini, miositi, sindrome del colpo di frusta;sindrome del tunnel carpale.
• TRAUMATOLOGIA SPORTIVA
talloniti ,pubalgie, contratture ,fasciti plantari ,stiramenti e strappi muscolari, distorsioni articolari, epicondiliti (gomito del tennista), tendiniti, contusioni, borsiti, ematomi e metatarsalgie.
Per lo sportivo è molto importante ricorrere ad un trattamento Laser immediato per poter riprendere in breve tempo la propria attività ed evitare il rischio che il problema diventi cronico.
Nella medicina sportiva ed in fisioterapia il Laser trova il più alto impiego grazie agli effetti antalgici, alle proprietà antiflogistiche e all’accelerazione delle cicatrizzazioni;
• TERAPIA RIABILITATIVA
riabilitazione motoria articolare dopo la rimozione di apparecchi gessati o interventi chirurgici ortopedici;
• ALTRE INDICAZIONI
sinusite acuta e cronica, cheloidi, ustioni, ulcere vascolari e da decubito, degenerazioni cartilaginee.
Il Laser accelera e favorisce il processo di cicatrizzazione, inibisce la presenza di superinfezioni microbiche ed ha un effetto iperemizzante con miglioramento della detersione della ferita.
TECARTERAPIA O DIATERMIA DI TIPO CAPACITIVO-RESISTIVO
L’utilizzo di un condensatore elettrico permette di ottenere un riscaldamento profondo evitando un surriscaldamento superficiale grazie all’evoluzione dell’apparecchiatura nata come bisturi elettrico.
La diatermia permette di risolvere il danno biologico di forme di patologia acuta e cronica. Anche patologie degenerative possono trarre vantaggi da questo tipo di terapia strumentale che risulta essere la più profonda in assoluto per via dell’utilizzo di due fonti contrapposte che veicolano attraverso il corpo e su di loro la corrente alternata generata dal dispositivo.
Il tessuto cicatriziale fibroso conseguente al danno biologico verrebbe rivascolarizzato attraverso l’aumento della temperatura interna fino a 41 °C, con il ripristino del metabolismo corretto tramite correnti di spostamento che producono tre tipo di effetti:
- biochimico: riequilibra il disordine enzimatico degli adipociti e accelera il metabolismo ultrastrutturale delle cellule richiamando sangue ricco di ossigeno, velocizzando il flusso e facilitando il drenaggio linfatico dalle aree periferiche non affette dalla cellulite.
- termico: per effetto joule prodotto dalle correnti di spostamento, induce una endotermia profonda e omogeneamente diffusa scaldando in modo uniforme e mirato l’area interessata senza surriscaldare la parte esterna.
- meccanico: aumentando la velocità di scorrimento dei fluidi, drena la stasi emolinfatica e tonifica le pareti vascolari.
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[av_tab title=’Bendaggio funzionale’ icon_select=’no’ icon=’ue800′ font=’entypo-fontello’]
Bendaggio funzionale
Metodica che, grazie all’utilizzo di bende adesive elastiche e non, permette di proteggere strutture anatomiche che hanno subito lesioni traumatiche.
Solitamente richiededono varie settimane di protezione con gessi o tutori costringendo la persona a non utilizzare la parte, stampelle e ad affrontare difficoltà di vario genere per l’impossibilità gestire il carico.
Il non utilizzo inoltre garantisce la guarigione della lesione ma ritarda di molto la piena ripresa dell’attività funzionale della parte immobilizzata. Questo aspetto ha fatto si che per gli atleti vengano cercate alternative al gesso per permettere un rapido ritorno alla pratica sportiva è il bendaggio funzionale è diventato per loro una pratica ormai consolidata.
Allo stesso tempo anche per le persone non sportive che per la loro quotidianità hanno necessità di movimento per impegni di lavoro, familiari o di qualsiasi altro genere il bendaggio funzionale in alternativa al gesso rappresenta una proposta di grande utilità.
Grazie al bendaggio funzionale che garantisce una protezione mirata esclusivamente al tendine, legamento, muscolo, ecc.. che ha subito il danno possiamo permettere un rapido ritorno alla piena efficienza perché viene concesso immediatamente il carico evitando così l’indebolimento delle strutture sane costrette loro stesse all’immobilità che un gesso determina, evitando di dover perdere tempo a recuperare strutture che risentono esclusivamente della terapia (eccesso di immobilità) piuttosto che quelle veramente danneggiate.
Figurativamente possiamo immaginare il bendaggio funzionale come l’equivalente della sutura esterna di una lesione interna, che comporta una serie di evidenze cliniche che rappresentano una sfida per le proprietà del bendaggio funzionale. L’ematoma, l’emartro o l’edema risultano contrastati dall’azione elasto-compressiva che ha un ruolo anche antalgico per il veloce riassorbimentodegli elementi enzimaticiirritanti per i tessuti.
L’effetto antalgico più importante, di immediata realizzazione, è ottenuto dallo scarico funzionale e dal sostegno articolare creato dalla costruzione del bendaggio, personalizzato sulla persona e costruita in base a diagnosi e aspetti clinici.
Il mantenimento del movimento condiziona una riparazione cicatriziale normotrofica e non adesa ai tessuti circostanti il danno, garantendo così un periodo di recupero non rallentato e ampliato dagli effetti secondari di una lesione, perfettamente contrastati dalle proprietà del bendaggio funzionale.
INDICAZIONI DEL BENDAGGIO FUNZIONALE
Previa diagnosi del pronto soccorso o di medici presenti nella nostra sede è possibile applicare il bendaggio funzionale come primo atto terapeutico o in sostituzione del gesso.
Le patologie più comunemente trattate sono:
- distorsioni di caviglia
- distorsioni di ginocchio
- pubalgie acute
- lesioni muscolari
- lesioni tendinee
- patologia di spalla
- patologia d’anca
- patologia di colonna
- patologie del piede
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[av_tab title=’Taping neuromuscolare’ icon_select=’no’ icon=’ue800′ font=’entypo-fontello’]
Taping NeuroMuscolare
Il Taping NeuroMuscolare è una tecnica correttiva meccanico riflessa che, sfruttando le naturali capacità di guarigione del corpo, favorisce una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell’area trattata. Inoltre deformando il “contenitore” cutaneo ne sfrutta le potenzialità nervose-riflesse.E’ indicato nella cura delle principali patologie acute e croniche osteo artro muscolari, nelle patologie neurologiche traumatiche e degenerative.
L’uso del Taping NeuroMuscolare offre al medico e al fisioterapista un approccio nuovo, fisiologico non farmacologico. Il corpo viene trattato con un nastro elastico, che permette il pieno movimento muscolare e articolare stimolando il sistema biologico con fini terapeutici in modo fisiologico, aumentando la capacità di guarigione. Il Taping NeuroMuscolare è una tecnica non invasiva, che completa la terapia riabilitativa e offre ai pazienti una cura alternativa, efficace e localizzata.
STORIA DEL TAPING NEUROMUSCOLARE
La storia dei bendaggi con scopi terapeutici risale ai tempi dei greci e dei romani con il ben noto canto dell’Iliade dove Achille benda il braccio e le ferite di Patroclo. Si definisce bendaggio o fasciatura un’applicazione di bende o fasce sopra una zona traumatizzata per limitare il danno e favorire un’eventuale guarigione.
Negli ultimi trenta anni varie tecniche di bendaggio anelastico ed elastico sono state sviluppate in diverse parti del mondo, ma all’origine di queste metodiche rimane sempre la compressione delle varie parti del corpo.
Risalgono invece agli anni Settanta le nuove tecniche di taping, ossia l’applicazione di un nastro adesivo elastico con diversi livelli di tensione che forniva sempre uno stimolo di tipo compressivo in grado di fornire un’assistenza esterna ai muscoli e che trovava applicazione soprattutto in ambiente sportivo.
Dal 2003 David Blow sviluppa il concetto di tecnica decompressiva e compressiva del Taping NeuroMuscolare, caratteristica fondamentale e particolare che lo differenzia dagli altri tipi di taping e di bendaggi. Un nuovo metodo di applicazione e un diverso ragionamento clinico sono alla base di questa innovativa tecnica riabilitativa.
La metodologia del Taping NeuroMuscolare (NMTConcept) è una terapia biomeccanica che utilizza stimoli decompressivi e compressivi per ottenere effetti benefici sui sistemi muscoloscheletrico, vascolare, linfatico e neurologico, prefiggendosi scopi clinici e riabilitativi. Con l’applicazione di nastri si formano pliche cutanee durante il movimento corporeo che facilitano il drenaggio linfatico, favoriscono la vascolarizzazione sanguigna, riducono il dolore, migliorano il range di movimento muscoloarticolare e la postura.
Focalizzando la sua attenzione su diversi quadri clinici (dall’acuto, al postacuto e al funzionale) durante le differenti fasi della riabilitazione, David Blow ha creato una metodologia semplice e altamente funzionale per ottimizzare i risultati durante i trattamenti con i seguenti obiettivi: normalizzare il range di movimento, ridurre il dolore, migliorare l’autonomia del soggetto e offrire un trattamento biomeccanico per ridurre l’infiammazione.
Il Taping NeuroMuscolare è una tecnica non invasiva e non farmacologica, che attraverso l’applicazione di un nastro adesivo ed elastico con particolari caratteristiche meccanoelastiche offre una stimolazione meccanica in grado di creare spazio nei tessuti; favorire il metabolismo cellulare, attivare le naturali capacità di guarigione del corpo e normalizzare la propriocezione neuromuscolare.
Per questo negli ultimi anni il Taping NeuroMuscolare ha raggiunto importanti risultati nella riabilitazione ortopedica postchirurgica e nella riabilitazione neurologica dell’ictus cerebrale, nel trauma spinale e in altre patologie neurologiche degenerative. L’alto livello dei risultati fa sì che il Taping NeuroMuscolare sia all’avanguardia tra le nuove tecniche terapeutiche.
Il Taping NeuroMuscolare è una tecnica basata sui processi di guarigione naturale del corpo. Questa tecnica mostra la sua efficacia attraverso l’attivazione dei sistemi neurologici e di circolazione. I muscoli sono responsabili, non solo dei movimenti del corpo, ma anche del controllo della circolazione del sistema venoso e linfatico oltre che della temperatura del corpo. In sostanza, l’incapacità della massa muscolare di funzionare in modo adeguato, causa vari tipi di sintomi.
Per questo motivo, si è prestata cosi tanta attenzione all’importanza del funzionamento del sistema muscolare, ed è nata l’idea di curare i muscoli per attivare il processo naturale di guarigione del corpo.
Utilizzando un nastro elastico si scoprì che era possibile aiutare i muscoli e gli atri tessuti con un’assistenza esterna. L’impiego della tecnica del Taping NeuroMuscolare crea un approccio totalmente nuovo al trattamento di nervi, muscoli e organi.
In che modo normalmente vengono danneggiati i muscoli?
I muscoli si estendono e contraggono in continuazione entro certi limiti; ad ogni modo, quando i muscoli si estendono o contraggono oltre i loro limiti, come per esempio nel sollevare un peso eccessivo, i muscoli non possono autocurarsi e cosi si infiammano. Quando un muscolo è infiammato, gonfio o rigido perché affaticato, lo spazio tra la pelle e il muscolo è compresso, causando una limitazione alla circolazione del fluido linfatico.
Questa compressione comporta inoltre una pressione sui ricettori del dolore sottostanti la pelle, che in risposta comunicano segnali di disagio al cervello, la persona prova allora dolore. Questo tipo di dolore è conosciuto come mialgia o più semplicemente come dolore muscolare.
Stimolazione convenzionale per atleti.
Il cerotto generalmente utilizzato dagli atleti ha come scopo la limitazione del movimento dei muscoli e delle articolazioni coinvolte. Affinchè questo accada si stendono vari strati di cerotto attorno o sulla zona presa in considerazione esercitando parecchia pressione. Questo causa un effetto collaterale indesiderato ossia l’ostruzione della circolazione dei fluidi corporei . Questa è anche una delle ragioni per cui il cerotto agli atleti viene normalmente applicato all’inizio dell’attività sportiva e rimosso non appena l’attività è terminata. Al contrario la stimolazione del Taping NeuroMuscolare si basa su una filosofia totalmente differente che permette totale libertà di movimento, in modo da consentire al sistema muscolare di guarirsi da solo bio-meccanicamente. Per assicurare la libertà di movimento dei muscoli nella pratica della stimolazione con il Taping NeuroMuscolare si consiglia l’utilizzo di bande che abbiano un’elasticità del 40% rispetto alla loro lunghezza originale. Questa particolare elasticità consente inoltre di non estendere i muscoli oltre i limiti consentiti. All’apparenza potrebbe sembrare un cerotto elastico convenzionale, ma il cerotto usualmente utilizzato e la tecnica di stimolazione del Taping NeuroMuscolare sono profondamente differenti.
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